Ci si perde spesso nella logica del consumismo e ci si ritrova a non osservare nemmeno ciò che mangiamo, non vediamo né le forme né i colori.
Eppure i cibi hanno una potenza scultorea inespressa che val di là del loro odore e del loro sapore: la storia dell’arte, soprattutto con Cezanne, ce l’ha sempre dimostrato. Ma in questo caso non ci sono tele né pennelli, perché le perfette “forme geometriche naturali” vengono congelate al momento dello scatto, diventando i soggetti principali del linguaggio fotografico di MRZ. Il suo lavoro è pervaso dall’ironia del messaggio che lascia presagire reminescenze geografiche, riportandoci con leggerezza un mélange globalizzato di cibi non più rappresentativi di un’area geografica, ma riferiti ad una miscellanea di culture lontane: così New York è rappresentata sia dalla grande mela rossa che si staglia
prepotente sullo spazio, sia dagli spaghetti che ne denotano il suo skyline…..
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